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La sicurezza digitale comincia con la consapevolezza del mondo virtuale


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Nell'articolo precedente parlavamo della polemica sul Data Redection: la conservazione dei dati raccolti in maniera massiva.

La sicurezza e la libertà sono due aspetti molto importanti della vita di ogni cittadino ed è evidente e normale che introdursi così nella sfera personale sia un fatto molto grave, ma ogni governo e ogni democrazia deve trovare il giusto equilibrio tra, appunto, il diritto della privacy e il diritto alla sicurezza.

Carola Fradiani, nella trasmissione di Omnibus del 15 ottobre, tiene a precisare che la normativa, inizialmente era pensata in maniera diversa. Doveva fornire degli strumenti di investigazione molto precisi agli enti preposti alle indagini:

  • Perquisizione

  • Intercettazione tramite virus

  • Intercettazioni ambientali

Strumenti dunque molto invasivi, ma utilizzati in maniera più mirata, targettizzando cioè gli obbiettivi. La norma, invece che vogliono far passare è totalmente incompatibile con le disposizioni del diritto della comunità europea. Una legge del genere è totalmente fallace e destinata a naufragare in tempi molto brevi. L'europa dal punto di vista della privacy è una delle poche organizzazioni che lotta e difende i diritti della privacy del privato citttadino. Il diritto alla riservatezza e della privacy del cittadino dev'essere il punto fondamentale di qualunque governo o ente, perché i dati personali se ceduti o usati in maniera impropria possono avere delle gravi ripercussioni sotto ogni aspetto, come ad esempio quello sociale o economico.

Quando diventa pericoloso condividere la propria vita sui social network?

Molte persone quando usano i social network spengono letteralmente il cervello e abbassano le difese, che normalmente mettono in atto. Ad esempio fotografare entrambi i lati della carta di credito, mostrando anche il SecureCode, vuol dire volersi proprio male, così come postare i propri codici di sicurezza per la gestione del proprio conto online.

Perché alcune persone pubblicano queste informazioni molto delicate sulla rete? Non lo sanno nemmeno loro, forse entra in gioco il voler condividere a tutti i costi ogni aspetto della propria vita, per il sogno di amalgamarsi con una comunità virtuale, ma tutto ciò è totalmente controproducente se non lesivo, quando va bene, per le proprie tasche.

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Si può creare consapevolezza già nelle scuole?

Al governo si sta vagliando la possibilità di creare una nuova legge per rendere obbligatorio, nelle scuole dell'ordine, l'educazione e la consapevolezza di un uso più oculato di internet. È impensabile abbandonare i nostri ragazzi all'interno dei social network e sperare che vada sempre tutto bene. I ragazzi vanno guidati e assistiti per far comprendere fin da subito che ogni informazione che condividiamo, può avere delle ripercussioni, più o meno gravi, nella vita reale.

Il problema grave di sicurezza, che stiamo attraversando in questo periodo è un problema innanzitutto di testa (leggi ad esempio le disavventure di CCleaner). Il 92 per cento degli italiani si ritiene immune dagli attacchi di hacker e il 46 per cento non attua nessun sistema di sicurezza sui propri device, sottovalutando di molto i rischi.

In Italia c'è già un decreto simile sulla consapevolezza, ma fotografa solo la situazione odierna. Non esiste una visione reale, con delle contromisure, come ad esempio accade in Germania: hanno istituito l'ente per la cyber security, dispiegando 13 mila persone sul campo.

Manca un progetto vero per aiutare la popolazione nella sicurezza informatica. Manca la consapevolezza di cos'è veramente il web e di tutte le insidie che si nascondono in esso. Stiamo parlando di un problema di sicurezza non tecnico, ma di persona. Un problema che si nasconde all'interno di ogni utente.

Impa Solution è un'azienda molto attiva nella cyber sicurezza, se sei curioso di analizzare il livello di sicurezza dei tuoi sistemi o vuoi chiederci un preventivo, contattaci!

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