Ritorna quel momento dell’anno nel quale bilanci e considerazioni diventano protagonisti.
L’anno scorso, proprio di questi tempi, come ogni editoriale che si rispetti battevamo su una pagina bianca la visione riassuntiva di un 2019 tecnologico e di un 2020 cha all’orizzonte appariva tranquillo e pieno di sviluppi interessanti.
Nessuno aveva però considerato la variante Covid-19, pronto dietro l’angolo e capace di entrare nel 2020 con la forza prorompente di un imbucato alla festa. Uno di quelli in grado di rovinare atmosfere, giochi, dinamiche e andamento della serata.
Un effetto che tutti noi paghiamo ancora oggi, visto il protrarsi da almeno un anno.
Ciononostante, l’innovazione non ha smesso di essere la star indiscussa, tanto da impattare inequivocabilmente nell’assetto economico e nei prossimi asset di rating delle borse mondiali.
I grandi player sono diventati big, i big sono diventati colossi, questi ultimi definiranno uno standard umano e sociale.
Parole grosse, verrebbe da dire, ma oltre agli indici della borsa, a confermarlo sono i fatti.
Jeff Bezos: Tra emergenza sociale e ambientale
All’inizio del 2020 il gigante delle vendite online vantava una valutazione di circa $ 920 miliardi.
Arrivato il Covid, come tutti i coefficienti del cassetto tecnologico, anche il famoso marketplace ha subito un gioco di rimbalzi tra leve di rialzo e cali nel mese di Marzo (a dire il vero con un gioco di plus valenze nell’intero trimestre che però hanno definito il titolo “unstable”).
Capito che l’emergenza pandemia non si sarebbe risolta in un solo trimestre, i titoli hanno raggiunto nuovi massimi record. Il segreto? Non ci vuole un esperto.
Il mondo si scopre costretto all’impiego degli strumenti digitali e per adeguare servizi e bisogni, Amazon diventa il punto di riferimento per ogni acquisto. Comprare online non è più una scelta bensì LA scelta.
La società ora vale 1.490 miliardi di dollari. Cifra che rende ad oggi Amazon una delle più grandi aziende del mondo, a un passo solo da Microsoft.
Valore complessivo stimato nelle proiezioni dei prossimi 5 anni: $ 1,61 trilioni.
Come scritto da Forbes
“Bezos, che attualmente detiene una quota pari all’11,1% di Amazon, ha visto il suo patrimonio netto crescere di oltre il 50% dall’inizio del 2020. E’ così la persona più ricca del mondo: Forbes stima il suo patrimonio a 178,5 miliardi, rispetto ai 114,7 miliardi di fine 2019. La seconda persona in questa classifica è il co-fondatore di Microsoft, Bill Gates, con un patrimonio netto di 113 miliardi.”
Un nuovo status che ad oggi ha permesso all’imprenditore e ad Amazon di approcciare al prossimo nuovo business tecnologico: l’ambiente. Esatto, seppur tecnologia e ambiente possano sembrare due ossimori, in realtà vedremo che nel prossimo 2021 saranno particolarmente connessi.
Se questo caso però rappresenta un colosso diventato standard, quali sono gli altri casi di grandi brand diventati più potenti.
Cambio epocale negli asset di crescita per questo 2020. Anche guardando al solo paese Italia, se andassimo a vedere le 400 aziende italiane più cresciute nell’ultimo anno, troveremmo ben 5 settore in crescita:
Alimentare
Tecnologia
Farmaceutica
Sicurezza
Trasporti
Esatto. Al primo posto il settore alimentare. Niente di strano a pensarci bene. In un momento di forte crisi come quella del 2020, il fabbisogno primario ha visto l’intera filiera agro-alimentare/distribuzione/vendita al dettaglio, completamente coinvolta.
I servizi di e-commerce per l’alimentare sono cresciuti del 62% e viene da chiedersi se non sia un caso che già nel 2017 proprio Amazon aveva dichiarato di investire in un marketplace dedicato al settore in questione. Riflessioni…
Il settore della Tecnologia ha invece trovato finalmente una boccata di ossigeno. Se è vero che da anni parliamo di innovazione tecnologica, è altresì vero che gli investimenti sulle infrastrutture in Italia sono sempre stati al limite dell’accettabile. Molte aziende, costrette dalla nuova condizione di lavoro in remoto, si sono viste obbligate a una modernizzazione delle loro infrastrutture. Dalle VPN al miglioramento dei sistemi di rete, restare a casa è un obbligo e quindi rimanere connessi con il mondo una necessità.
E il mondo del marketing?
Un vero e proprio marasma quello che invece ha colpito il mondo del marketing online.
Investire sì ma con quale liquidità?
I servizi digitali sono andari in rapido aumento ma anche Google ha subito una inflessione con pochi precedenti e dalla quale ancora fa fatica a rialzarsi.
Nel trimestre di marzo il titolo di mamma G tocca il minimo, una risposta chiara allo sgomento di un mercato di investimenti di pubblicità online che metteva in ghiaccio qualunque uscita.
Perché pubblicizzare attività e lavoro se bisogna restare chiusi o non si può lavorare?
Di contro, la nuova digitalizzazione nel secondo trimestre, costringe i più temerari a ricominciare con gli investimenti. Ma i motori di ricerca sono monopolizzati dai principali servizi di sostegno e chi vuole adattare il proprio mestiere al mondo dell’online corre in massa alla ricerca di una visibilità.
Risultato è l’effetto imbuto. Ovvero un aumento di domanda vertiginoso che porta soldi nelle casse di Google ma mette in crisi gli algoritmi. Perché? La troppa competizione alza il prezzo per click delle pubblicità online e ovviamente le performance non valgono il gioco.
Gli investimenti su Google ADV tornano ad essere costanti e l’incertezza di un mondo che non torna aperto ma resta con la saracinesca mezza chiusa, non aiuta le aziende ad investire sui reparti di digital marketing.
Fortunatamente gli esperti considerano questa una situazione di “risacca” momentanea e si prospetta un semestre 2021 dove una domanda del pubblico in netta crescita aiuterà a migliorare le performance sulla competizione di chi spende.
In conclusione, sul futuro non si esprime nessuno. Tutti attendono di capire se questo 2021 riuscirà a guarire dal virus che ha addirittura fatto uscire di scena personaggi e brand illustri dal panorama.
Una cosa sola è sicura. Il futuro è dell’innovazione. Sta arrivando una nuova grande onda, bisognerà essere in grado di cavalcarla. Se c’è una cosa che ci ha insegnato questa crisi è che l’evoluzione non è finita. Ad oggi passa anche da quanto siamo in grado di essere smart, per diventare big.
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