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La competizione dei mercati digitali: Cosa possiamo imparare dal colosso Amazon?

L’apertura di un e-commerce offre una quantità di potenziali vantaggi che spesso abbaglia i chief officer delle aziende, incapaci di vedere le minacce a lungo andare, in favore di benefici pressoché immediati. Il mercato digitale può certamente allargare la base clienti in maniera illimitata e ridurre molti costi operativi, ma porta anche la crescita esponenziale del numero di aziende concorrenti.

Per spiegare tutto ciò, Alessandro Donetti di Forbes ha fatto l’esempio di Carlo, insegnante di yoga umbro che durante il lockdown è passato dall’avere lezioni private nelle case delle proprie clienti ad utilizzare Zoom. Terminata la fase uno, Carlo ha informato le proprie clienti che avrebbe continuato solamente online, vedendo nel mercato digitale la possibilità di aumentare il suo reddito in maniera considerevole. Infatti, avrebbe risparmiato sui costi degli spostamenti in auto, aumentando anche la sua base clienti. L’insegnante di yoga, tuttavia, non ha tenuto in considerazione che, spostandosi nel mercato digitale, la sua attività sarebbe stata minacciata da un’enorme concorrenza sparsa in tutto il mondo.


Come sopravvivere nel mercato digitale?


Per riuscire a sopravvivere alla competizione del mercato digitale, bisogna essere pronti ad avere a che fare con i cosiddetti “gorilla della Rete”, sapendosi muovere nel modo giusto. Nel digitale, non bisogna “posizionarsi”, bensì muoversi ed evolversi, dal momento che le aziende che hanno successo tendono ad averne sempre di più, mentre quelle che non ne hanno tendono a morire.


Per il digitale è quindi sconsigliato il cosiddetto posizionamento competitivo, ovvero il definire l’offerta e l’immagine di un’impresa in modo da farle occupare una posizione precisa e apprezzata nella mente del cliente. Il posizionamento competitivo è tipico di un mercato caratterizzato da rendimenti decrescenti, secondo cui un’azienda che, all’apice del successo, incrementa la produzione, rischia in realtà di indebolirsi. Il giusto movimento nel mercato digitale è quindi quello che riesce a sfruttare i movimenti crescenti, dal momento che ciò che funziona nel mondo della “competizione fisica” non funziona per la competizione digitale. Questo errore è commesso da tutti colori che credono che Amazon, il negozio online di maggior successo al mondo, sia un retailer. Amazon infatti è più un’azienda che gestisce dati, spazi fisici e tecnologia al fine di innovare la vendita e i servizi ai consumatori.


Che cosa rende Amazon un esempio da seguire?


Il movimento competitivo di Amazon è particolarmente interessante dal momento che qualunque sua innovazione ha il potenziale per generare fatturato, diventando una piattaforma per altre aziende. Questo tipo di movimento competitivo ha avuto inizio con i Web Services, inizialmente sviluppati per facilitare l’infrastruttura IT di Amazon, per poi essere messi sul mercato nel 2006, arrivando ad avere oggi oltre 1 milione di utenti.


Il fatturato di Amazon è in continua crescita, arrivando a fine 2019 oltre i 35 miliardi di dollari, e il suo “movimento” competitivo non accenna a fermarsi, proponendo nuove tecnologie al fine di sfruttare al meglio i rendimenti crescenti dei mercati. Nel mondo del mercato digitale, quindi, l’obiettivo da raggiungere è l’accaparrarsi la maggioranza dei consumatori a quasi qualunque costo.

e-commerce consumers

Nei mercati digitali, quindi, nulla di ciò che definiva il posizionamento competitivo nell’economia del movimenti decrescenti è più rilevante, dal momento che, nel digitale, i diversi settori non sono chiaramente separati gli uni dagli altri. Secondo Forbes, specialmente nel mondo attuale caratterizzato dalla pandemia di Coronavirus, per avere successo nel mercato digitale bisogna guardare oltre i confini storici del proprio settore, dotandosi di un team altamente specializzato, che non abbia paura di “farsi male”.


Che cosa cercano oggi i professionisti nel mercato digitale?


Per i professionisti del settore digitale, l’obiettivo principale è quello di trovare un impiego in una grande azienda, che permetta loro non solo di formarsi come lavoratori, ma anche di trovare un equilibrio tra lavoro e vita privata, senza escludere la possibilità di trasferirsi all’estero. Tra le destinazioni più interessanti per gli esperti del digitale, analizzate dallo studio “Decoding Digital Talent” del Boston Consulting Group, l’Italia si piazza al decimo posto, raccogliendo il 10% delle preferenze, contro il 40% della meta più gettonata, ovvero gli Stati Uniti, il 31% della Germania, al secondo posto, e il 27% del Canada, al terzo posto. Il nostro Paese guadagna inoltre un’ulteriore posizione per quanto riguarda i profili non digitali. Viene sfatato il luogo comune secondo il quale le start up sono in vetta alle preferenze di impiego dei talenti digitali: i professionisti del settore, infatti, vorrebbero principalmente lavorare nelle grandi imprese, per poi diventare lavoratori in proprio o trasferirisi in una piccola o media azienda.


Articolo di Chiara Pozzoli
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