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Computer Quantistico: Google e IBM si contendono la nuova tecnologia dell’industria digitale 4.0


Nelle ultime settimane si è fatto un gran parlare in merito a un argomento che per le orecchie dei più profani, può sembrare un triumvirato da nerd e fantacervelloni. Stiamo parlando dell’ascesa tecnologica, promossa da alcuni tra i più importanti colossi della Digital Transformation 4.0, riguardante la realizzazione di un computer quantistico.

Nonostante già solo il nome dello stupefacente oggetto, desti un certo qual sorriso nonché dubbio, niente di più serio è apparso nei comunicati stampa dell’ultimo periodo.

Per lo meno in termini di intenzioni, propositi e garanzie di licenza scientifica, visto che le smentite hanno cominciato a rimbalzare nel più fedele stile di rincorsa alla notizia.

Infatti, è ormai noto che i due protagonisti di questa guerra mediatica – Google e IBM (niente di meno) – si siano palesemente presi a colpi di “proprietà intellettuali”, vantando ognuno la sua personale esclusiva sulla creazione di una macchina in grado di eseguire calcoli da oltre 10mila anni in soli 3 minuti.

Seppure questo sia un dato da confermare, il vero problema è che la stessa unità di misura che definirebbe le capacità dello strumento, è difatti sconosciuta anche a molti del settore.

Vediamo quindi di capire, nei limiti della nostra comprensione utente, di quale rivoluzione tecnologica si sta parlando.

Cos'è un computer quantistico

Il computer quantistico è una macchina in grado di elaborare una ingente quantità di dati (BIG Data), seguendo le leggi della fisica quantistica. Ovvero, uscendo dalle logiche dell’informatica classica che per questioni di proprietà, processore e velocità non è in grado di digerire più di un tot di informazioni, il computer quantistico è costruito per altri più ambiziosi scopi.

Fonte La Repubblica - Nell'immagine è possibile vedere il primo computer quantistico presentato da IBM al Consumer Electronic di Las Vegas

Il processo che lo rende così potente, affonda le radici nel “qubit” che conferisce anche il nome alla loro unità fondamentale. Infatti, il computer quantistico non usa i normali bit digitali rappresentati dal codice binario 0 o 1, bensì processa i qubit. Questi ultimi sono in grado di coesistere in entrambi gli stati del codice binario nello stesso momento e possono “dialogare” tra di loro, influenzandosi anche se non fisicamente connessi.

Cercando di spiegarlo in un modo ancora più semplice, rompendo i limiti imposti dalla legge di Moore, i computer quantistici sono in grado di sovrapporre e incrociare i loro calcoli nello stesso momento, in modo da correlare le loro risposte non solo in modo più veloce ma anche più pertinente.

A cosa può servire un computer quantistico

Alla base della sempre più imponente ascesa delle applicazioni di Intelligenza Artificiale, è facile comprendere come non solo la nascita di una simile tecnologia fosse necessaria, ma anche di come le sue applicazioni in termini scientifici e innovativi siano molteplici.

Una su tutte, proprio in vista di quella che è oramai l’annunciata rivoluzione dell’industria 4.0, è proprio la tecnologia della crittografia. In sostanza, tutta quella serie di elaborazioni algoritmiche che comprendono e vedranno protagoniste le procedure di cybersecurity, blockchain e transazione di cripto valute.

In questo scenario, diventa ancora più chiaro comprendere quanto sia importante per i grandi colossi tecnologici, potersi accaparrare un posto in prima linea nella paternità di scoperte innovative che potrebbero definire la governance reputazionale e quindi patrimoniale delle prossime curve di investimento.

Valore di credibilità che si alza in modo esponenziale, se consideriamo anche il fatto che realizzare un computer quantistico non risulta essere una cosa per niente semplice.

La sua complessità, spiega Jim Clarke – direttore del Quantum Hardware Research Group – sta nel fatto che queste tecnologie sono particolarmente sensibili. Tanto da rendere un piccolo campo magnetico, capace di interferire o manipolare l’intero sistema.

JC infatti dichiara che: “Se fosse semplice avremmo già costruito una macchina che funziona con le logiche della meccanica quantistica. Ci vorranno almeno dieci anni prima di avere un sistema abbastanza potente da essere rilevante per la nostra società”. Una puntualizzazione non poco provocatoria, considerando inoltre quanto sia Google sia IBM abbiano usato squilli, trombe e regali per annunciare la loro supremazia e primato sull’uscita del nuovo computer del millennio.

La capacità di generare combinazioni complesse di questo strumento è innovativo quanto ancora tutto da stabilizzare.

Google e IBM investono sulla tecnologia quantistica…e sul marketing

Aspetto che in effetti ha portato la grande G e il colosso informatico IBM a tornare sui loro passi parecchie volte sull’uscita o presentazione ufficiale del computer.

Ma quindi, chi ha davvero messo sul mercato il primo computer quantistico?

Tutti e nessuno sarebbe la risposta più appropriata.

IBM sembra essere stata la prima a presentare il Q System One, presentandolo ufficialmente al Consumer Electronic di Las Vegas, dichiarando che la sua applicazione vedrà presto un futuro nei centri di credito e nei grandi istituti di credito. Un vero e proprio annuncio di prossima commercializzazione, ma del suo prezzo e della sua possibilità di acquisto, ancora il mercato non ha informazioni affidabili.

Un terreno ancora impervio nel quale anche Google ha potuto quindi dire la sua, dichiarando che la sua elaborazione del computer quantistico sia già in grado di garantire potenze di calcolo da più di 10mila anni di dati, compattati e processati in meno di 3 minuti.

La notizia, uscita sul sito della Nasa, ha fatto ovviamente il giro del mondo, suscitando sorpresa e stupore. Peccato che la notizia, ritirata tempestivamente, riporta ancora tutti i dubbi espressi da Google in quanto alle limitazioni e alle difficoltà di sviluppo.

IBM ha espresso il suo risentimento, sentendosi derubata dell’esclusiva al grande pubblico. Dichiarando infatti che la veicolazione della news era rimasta circoscritta alla presentazione di Las Vegas, in quanto non fosse nella filosofia dell’azienda farsi vanto di un successo raggiunto ma non ancora confermato e commercializzabile al cento per cento.

Una lotta di marketing, in fin dei conti, ma tutto sommato a fin di bene. L’attenzione dell’opinione pubblica ha ormai volto il suo sguardo verso una notizia che ha davvero il sapore di innovazione e di un futuro strappato alle pagine di un racconto scritto da I. Asimov.

La rivoluzione digitale è ufficialmente iniziata e chiama a gran voce i suoi protagonisti. Padri fondatori di quella che sarà una nuova unità di misurazione del presente saranno i nomi che sentiremo e leggeremo di più nei prossimi anni.

A noi utenti il compito di seguire gli eventi e la fortuna di testimoniare, con stupore, un mondo che cambierà ancora il suo volto.

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