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Google, Twitter e Facebook: Sospensione account contro la disinformazione


E’ notizia rovente dell’agosto appena trascorso la chiusura da parte di Google di più di 200 canali YouTube, in occasione delle proteste di Hong Kong, scoppiate per l’ingerenza sempre più accentuata di Pechino sull’autonomia della città. Qualche giorno prima di Google, anche Twitter e Facebook avevano sospeso circa 1.000 account ritenuti coinvolti in una campagna di disinformazione all’interno dello Stato cinese.

Per l’opinione pubblica, questi provvedimenti restrittivi da parte dei colossi dell’informazione digitale sembrano essere la naturale conseguenza della scrupolosissima indagine alla quale i media, ed in particolare Google, sono stati sottoposti nel recente passato, per la loro incapacità di controllare la disinformazione in grado di diventare virale in poco tempo.

Sulla delibera di oscuramento dei canali è intervenuto Shane Huntley, direttore dell’ingegneria dei software per l’analisi delle minacce di Google Security, spiegando che la decisione era stata presa quando si era arrivati alla conclusione che tutte le emittenti manifestassero gli stessi sintomi coordinati dal caricamento simultaneo sulla rete di video relativi le proteste. I tecnici di Google avevano rilevato anche l’uso di VPN e di altri metodi illeciti per mascherare l’origine degli account.

Virus dell'informazione e come curarlo

Oggi le fake news possono essere considerate come un virus che si diffonde tra tutti coloro i quali sono sottoposti alla disinformazione sul web. E infatti, spesso la soluzione al problema è data da programmi simili ad antivirus, che identificano la notizia falsa e la bloccano tempestivamente, prima che questa possa infettare altri utenti in rete. Per la natura virtuale ed anonima del fenomeno è molto difficile risalire agli autori e conseguentemente è ancora più complesso applicare sanzioni.

Nonostante ciò, soluzioni per il contenimento di questi eventi non sono più così rare, anche da parte di organismi statali, che hanno varato leggi di regolamentazione e monitoraggio del web. Obiettivo: contrastare quelle fake news che seppur non intenzionalmente, potrebbero limitare la partecipazione dei cittadini alla vita della nazione.

In altre realtà, quale ad esempio quella del Regno Unito, alcune agenzie di informazione sono state sottoposte al controllo delle loro pubblicazioni da parte di associazioni. Tali associazioni si caratterizzano per aver concordato con i propri membri codici di autoregolamentazione qualificati giuridicamente come obbligazione contrattuale vincolante tra le parti.

Scenari futuri per l'informazione in rete

La domanda che a questo punto nasce spontanea è: qual è il futuro dell’informazione in rete? E’ un quesito da milioni, anzi miliardi, di dollari del quale tutti vorrebbero conoscere la risposta. Gli scenari che sembrano aprirsi attualmente, esclusi possibili interventi massicci di censura, interessano la ricerca sui meccanismi sottesi alla conoscenza digitale, sulle dinamiche di diffusione delle notizie false e, infine, sul loro comportamento ed abuso.

Su questi fenomeni così complessi, che coinvolgono l'aspetto dell’analisi dei “big data” tecnologici, ma anche filosofici e delle scienze umane, servirebbe una conoscenza più diffusa da parte delle istituzioni della necessità di un’azione di riflessione e analisi collettiva. Non è infatti detto che interventi drastici di repressione possano risolvere il problema, al contrario si potrebbe incorrere nel rischio opposto.

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